A che età andrò finirò di lavorare? Come e quando in pensione? Come calcolarla? E ancora, Conviene sottoscrivere un fondo pensione o un accantonamento? Ne parliamo in una serie di post dal taglio quanto più semplice e pratico.

Daniele Stroppiana è un consulente di UnipolSai Assicurazioni e come potrai leggere nell’articolo, ha scelto la “chiarezza” come suo punto di forza con cui rivolgersi alle persone. Da non sotto valutare è che Daniele prima che Consulente è Cliente di Alleanza, avendo lui per primo sottoscritto una polizza di accantonamento per il suo futuro pensionistico. Ho deciso di dargli spazio all’interno di questo seguito Blog perché mi ha colpito la sua voglia di offrire un Servizio quanto più utile e completo possibile.

<< La pensione pubblica? Certa, ma povera>>. Così si apre un articolo del settimanale Milano Finanza datato 16 aprile 2011 ed intitolato “PENSIONI DA RIFARE. Generazione 500 euro”. Ciò perchè, come spiegato più avanti dall’articolo, con il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo il calcolo delle pensioni dipenderà da quanto il lavoratore sarà in grado di versare durante la sua carriera.

E l’articolo continua ancora dicendo: << il tasso di sostituzione, oggi stimato al 60%, senza una vigorosa inversione di tendenza potrebbe scendere al 50%. Ne consegue che […] ora tocca ai lavoratori attrezzarsi per godere di un assegno dignitoso una volta che si ritireranno>>.

bilancio familiare

Questo interessante articolo funge benissimo da introduzione all’argomento che andremo ad affrontare, ovvero se sia possibile ed attraverso quali strumenti poter risparmiare dei soldi che potrebbero tornarci utili prima del pensionamento oppure che, se saremo stati abbastanza bravi da non toccarli, fungeranno da valido incremento per la nostra pensione.

Almeno un paio di domande a questo punto potrebbero sorgere spontanee: << perchè negli ultimi anni è diventata così importante la parola “risparmiare” e aderire ad una forma di previdenza integrativa complementare? Perchè la mia pensione non sarà mai quella dei miei nonni o dei miei genitori, ma sarà nella migliore delle ipotesi il 60-70% del mio reddito?>>.

Ma le domande più importanti che dovremmo porci ed alle quali sarebbe più opportuno avere una risposta sono:

  1. Conosco la Riforma Monti-Fornero?
  2. Conosco l’età in cui potrò andare in pensione?
  3. Conosco la cifra cui ammonterà la mia pensione?

LA RIFORMA MONTI-FORNERO: Come e Quando in Pensione?

Varata nel 2011 ha modificato radicalmente il metodo di calcolo delle pensioni portandolo dal metodo retributivo – del quale hanno usufruito ed usufruiscono ancora oggi i nostri nonni ed i nostri genitori più in là con l’età – al metodo contributivo. Quest’ultimo è basato sul versamento dei contributi che il lavoratore riesce a versare durante la sua vita lavorativa ed è chiaramente più svantaggioso per i lavoratori rispetto al metodo retributivo preesistente.

Per quanto riguarda l’ammontare della pensione abbiamo già detto in precedenza che questa varierà tra il 60-70% dell’ultimo reddito percepito per i lavoratori dipendenti, mentre potrebbe addirittura essere solo il 40% per i lavoratori autonomi. Ciò significa che un lavoratore dipendente che guadagna 1000 euro avrà una pensione tra i 600 e i 700 euro, mentre un lavoratore autonomo che percepisce anch’egli 1000 euro avrà una pensione tra i 400 e i 600 euro.

Non solo, oltre a far sì che le pensioni percepite saranno più basse, la Riforma ha anche innalzato l’età pensionabile di uomini e donne. Ad oggi infatti l’età per la pensione di vecchiaia degli uomini è 66 anni e 3 mesi con la pensione di vecchiaia dopo almeno 42 anni e 5 mesi di contributi. Non molto diversa è la situazione per le donne che hanno la pensione di vecchiaia a 62 anni e 3 mesi e quella di vecchiaia dopo almeno 41 anni e 5 mesi di contributi. Questi dati sono stati riportati anche dal quotidiano Corriere della Sera datato 7 giugno 2013.

Ecco spiegato perché da qualche anno si sente parlare e si legge sui giornali di Previdenza Integrativa Complementare.

COS’È LA PREVIDENZA INTEGRATIVA COMPLEMENTARE E QUALI SONO I TRE PILASTRI CHE LA COMPONGONO

Il Primo Pilastro previdenziale è rappresentato dall’INPS che, se fino a qualche hanno fa ha provveduto alle pensioni di tutti gli italiani, ha oggi un enorme buco dovuto anche al fatto che i contributi dei lavoratori sono stati utilizzati dal Tesoro per finanziare la spesa pubblica e coprire altri vuoti creati in passato.

Un interessante articolo di giornale a testimonianza di quanto poco sopra riportato è rappresentato dal settimanale Milano Finanza del 19 marzo 2011 dal titolo “CHI USA LA MIA LIQUIDAZIONE”.

Il Secondo Pilastro è poi rappresentato dai Fondi Pensione che possono essere di vario tipo. Sempre all’interno di questo pilastro vi sono le importanti possibilità di scelta di destinazione del Tfr per i lavoratori dipendenti del settore privato, il Trattamento di Fine Rapporto che non è niente altro che la liquidazione dopo una carriera lavorativa, oppure la possibilità di effettuare dei versamenti volontari in abbattimento del reddito per i lavoratori autonomi. Di queste possibilità e dei vantaggi fiscali dell’adesione ad un fondo pensione si tratterà nel prossimo articolo.

In questo primo saggio invece, ci occuperemo di mettere in evidenza alcuni utili strumenti del Terzo Pilastro. All’interno di quest’ultimo pilastro sono contenute tutte le forme di risparmio individuale spesso legate a polizze assicurative. Una testimonianza importante ci viene fornita ancora una volta da Milano Finanza dell’1 giugno 2013 intitolato “INTANTO L’EUROPA PENSA AL TERZO PILASTRO” dove vengono descritti gli obiettivi varati dall’Unione Europea.

Una citazione mi pare di primaria importanza: << L’obiettivo è […] migliorare la qualità dei prodotti di risparmio per le pensioni individuali migliorando l’informazione e la protezione dei consumatori>>, ancora << viene poi anche ribadito il ruolo chiave, anche a livello europeo, di un sistema previdenziale multipilastro sottolineando come il risparmio destinato alle pensioni complementari deve svolgere un ruolo di maggior rilievo nel garantire la futura copertura delle pensioni>>.

Come si è potuto leggere poco sopra, l’importanza di aderire a prodotti di risparmio del Terzo Pilastro rappresenta uno degli obiettivi a livello Europeo, ecco spiegato ancora una volta come mai negli ultimi anni si senta spesso parlare dell’importanza di risparmiare in modo da integrare la propria pensione.

Come anticipato in precedenza, in questo articolo prenderemo in analisi uno degli strumenti di risparmio dell’ultimo pilastro…

L’ACCANTONAMENTO

Questo è una polizza assicurativa dalla durata variabile che comprende una parte di risparmio ed una parte di copertura assicurativa sulla vita dell’assicurato.

Per esempio, decidendo di versare 100 euro al mese, una piccola parte variabile secondo l’età dell’assicurato andrà a coprire la persona in caso di morte, mentre la fetta grande restante andrà a formare il capitale che integrerà la pensione a seconda della scadenza del contratto.

Il vantaggio di questa polizza è che, essendo un “risparmio forzato” da parte del risparmiatore, permette e “costringe” a mettere via dei soldi che altrimenti anche con tutta la buona volontà non si sarebbero riusciti a risparmiare. Va un pò visto come un salvadanaio a forma di maialino a cui attingere, se possibile, solo il giorno in cui si andrà in pensione o comunque alla scadenza del contratto stipulato secondo le proprie esigenze.

L’accantonamento ha sicuramente dei pregi, che elencheremo più avanti, ma prima ne spiegheremo i difetti. Prima di tutto chi aderisce ad una polizza di accantonamento deve essere consapevole dell’impegno che si prende a versare la cifra stabilita sul contratto. Questa può scendere fino ad un minimo di 80 euro al mese per tutta la durata o aumentare fino ad un massimo di 1000 euro al mese fino a metà contratto, dopodichè la cifra non può più essere aumentata. In poche parole c’è sempre tempo per ritoccare la cifra in basso ma solo fino a metà per ritoccarla ogni anno in alto e non si possono superare i 1000 euro al mese di versamento.

Ciò che non varia invece è la durata scelta durante la stipulazione in base alla propria età e quindi ai propri bisogni futuri. È chiaro che sarebbe sempre meglio non accedere al capitale prima della scadenza ma qualora vi fosse questa necessità è possibile farlo. La cifra a cui si potrà accedere del proprio capitale dipenderà da quanto si sarà versato sino a quel momento e da quanti anni saranno già trascorsi dalla stipulazione del contratto. Meno tempo mancherà alla scadenza più alta sarà la percentuale di capitale a cui si potrà accedere in anticipo. Va però detto che questa possibilità non è contemplata nei primi due anni del contratto, infatti se non si versano regolarmente i primi due anni e si interrompe il contratto in quell’arco di tempo si perdono tutti i soldi. Dal secondo anno in poi è possibile richiedere anticipi come descritto poco sopra. Dopo i due anni il contratto può anche essere stoppato. Supponiamo che vi siano delle spese improvvise e che per sei mesi, dodici mesi o 18 mesi non si possano fare i versamenti come da contratto. Per bloccare temporaneamente il contratto basta avvisare l’agenzia di riferimento e questo può essere stoppato fino a 24 mesi. Superati i 24 mesi se il contratto viene rescisso si attingerà alla somma relativa all’anno in cui si è interrotto il versamento, comprensiva di alcune penalità che diminuiscono sempre più all’avvicinarsi della scadenza. Se invece si vuole e si può riprendere i versamenti lo si comunica nuovamente all’agenzia e si va avanti nel proprio contratto senza alcuna penalizzazione.

Ancora, qualora non si potesse più sostenere il versamento, non è obbligatorio rescindere il contratto, anzi, per evitare le penalità è consigliabile lasciare il contratto in essere e tenere fermo il capitale nella sua posizione in modo che questo continui a rivalutarsi grazie agli interessi. Per esempio, su un contratto a 100 euro per 30 anni, se dopo 10 anni non si dovesse più poter versare sarebbe consigliabile lasciare il capitale fino alla scadenza fermo in modo da non perdere nulla ed anzi così da guadagnare gli interessi rispetto a ciò che fino al decimo anno si ha versato.

Questi sono gli aspetti che possono essere definiti “critici” poichè chi aderisce a questo tipo di contratto ha sicuramente dei vantaggi ma deve avere la conoscenza approfondita del contratto in modo da decidere consapevolmente.

Per quanto riguarda i vantaggi che l’accantonamento offre, sicuramente è un’ottima forma di risparmio che tutela anche la vita dell’assicurato. Qualora questo dovesse mancare prematuramente infatti la compagnia liquiderebbe il premio di morte solo al beneficiario, questo prodotto non segue infatti l’asse ereditario e può essere nominato chiunque.

Inoltre l’accantonamento da al cliente un interesse minimo garantito del 2% netto (questo al giorno in cui questo post viene scritto) il che assicura il cliente che non perderà un euro se rispetterà la durata e le condizioni ma andrà anzi ad incrementare sicuramente il suo capitale poichè gli interessi reali sono intorno al 3% netto.

Ancora, ultimi ma solo in questo elenco e non per importanza, come vantaggi questa polizza offre l’impignorabilità e l’insequestrabilità del capitale. L’unica ragione per cui potrebbe essere toccata la polizza è qualora il contraente di questa risultasse colpevole in una causa penale. Va sottolineato, in una causa penale, non civile, ciò significa che il reato dovrebbe essere grave.

Questi prodotti sono molto simili tra le varie banche e assicurazioni, quello che cambia e che può cambiare in meglio le sorti del capitale è l’interesse che offre la Compagnia ed il rendimento che questa ha sul mercato. Mi sembra importante sottolineare nell’articolo di Milano Finanza dell’1 giugno 2013 da cui ho citato alcune frasi prima, al fondo di questo è riportato che << la struttura del mercato della previdenza individuale nei diversi Stati europei […] in Paesi come Francia, Germania, Regno Unito e Italia questa sia appannaggio preponderante delle compagnie di assicurazione>>. In conclusione di questo primo articolo, come riportato all’inizio dello stesso, riporto nuovamente quanto sostenuto da Milano Finanza il 16 aprile 2011 poichè è importante rammentare che << ora tocca ai lavoratori attrezzarsi per godere di un assegno dignitoso una volta che si ritireranno>>.

Per chi fosse interessato a saperne di più, a ricevere altro materiale ancora più specifico o a fissare un appuntamento con lui – nel caso abiti in una zona limitrofa a Torino – può contattarlo via mail all’indirizzo: daniele.stroppiana.90@gmail.com

Una volta contattato potrà presentarvi degli esempi specifici riguardo la vostra situazione attuale e futura e, qualora siate interessati a sottoscrivere un contratto con lui per tutelare il vostro futuro, potrete valutare con lui le possibilità di incontro. Anche nel caso abitiate in regioni diverse dal Piemonte potrete insieme valutare la sua disponibilità allo spostamento. Il servizio di consulenza è gratuito, senza impegno e non ha costo alcuno.

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